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Greca (decoro)

Marco: hanno scritto di me...

Enrico James Scano

Attraverso le immagini di Marco Zucco è possibile individuare le sue due anime, quella più razionale e ingegneristica e quella più umanistica. Ed esse convivono perfettamente nei suoi lavori. Come spiega bene nella sua videobiografia, Marco esprime con naturalezza e senza volgarità alcuna il tentativo di rendere reversibile il frutto proibito del peccato originale.

Alla stregua di un coltello che sbuccia un frutto, il suo obiettivo fotografico mette a nudo la bellezza dei corpi, della natura, e l'amore del mondo. Gli scatti di impronta classicista sono eleganti e denotano una profonda attenzione e dedizione per l'arte che chi si interessa di pittura e scultura non potrà non amare.

Avevo già colto queste sensazioni riguardo alla sua arte a un primo sguardo, ma andando più a fondo ho compreso ancora meglio il senso del suo progetto. Vi sono dei significati che vanno al di là di ciò che si vede (dati anche dalle ambientazioni scelte con cura), e le sue foto sono a loro volta delle vere opere d'arte. Credo che essere ritratti da lui sia un vero privilegio perché ha il dono di mettere a nudo la tua anima.

EJS, Enrico James Scano

Giorgio Saggese

Ho conosciuto le opere di Marco Zucco quasi per caso, su FaceBook, poi, incuriosito, ho chiesto ad un amico comune -Armando Terribili- di darmi informazioni su di lui. Il passaggio al sito è stato d’obbligo, e lì ho scoperto il suo universo.

E’ noto quanto io ami Gianni Versace, così non stupisce che, per primo, io abbia ammirato i lavori ispirati al grande genio della moda nell’album “Marco e Versace”. Perfetta la resa dell'idea di moda che contraddistingueva Gianni e il suo messaggio. Marco Zucco non si limita a questo, ma ne offre una propria interpretazione dai colori caldi, che emanano vita, gioia, bellezza, sensualità ed eros, senza mai cadere nel volgare.

Avendo ricevuto l’opportunità di accedere a tutti i suoi album ho potuto apprezzare anche gli altri lavori di questo fotografo: quello che mi ha colpito è la sua scelta dei modelli, belli ma non irraggiungibili. Ogni soggetto ritratto ha un suo fascino che emerge dalla fotografia, rivelando la propria mascolinità con leggerezza, quasi l’essere così a proprio agio davanti all’obiettivo di questo fotografo sia la cosa più naturale del mondo.

Personalmente amo le foto a colori di Marco Zucco, ma anche nel bianco e nero il suo tocco, del tutto particolare, lo rende unico.

Giorgio Saggese

Le divinità neorealiste di Marco Zucco

«Boschi incantati, rami incurvati dal peso di bacche e frutti maturi, foglie caduche sparse accanto alle radici, tronchi nodosi dalla storia gloriosa e… all’improvviso… un braccio muscoloso, un corpo eburneo, uno sguardo malizioso, un ciuffo di capelli impertinente.

Ed eccole le giovani divinità che abitano l’immaginario e l’immaginifico di Marco Zucco, che con le sue foto ispirate all’arte e alla mitologia classica celebra ogni volta il sogno della perfezione umana con corpi nudi ed elastici permeati con la natura che li circonda dove un giovane Apollo, un Marte scattante, un ingenuo Narciso, un poderoso Ercole vengono interpretati da modelli senza tempo scelti anche per la loro personalità oltre che per l’indubbia bellezza, perché se l’artista deve trasmettere con uno scatto le sue emozioni, anche il soggetto raffigurato deve far provare sentimenti, anche contrastanti, agli occhi di chi li ammira.

E nella galleria degli Adoni non poteva mancare un tributo a Gianni Versace e alla sua visione mitologica della bellezza maschile, coniugata negli scatti di Richard Avedon, Bruce Weber e Herb Ritts per le sue indimenticabili campagne pubblicitarie degli anni ’90 e che il nostro Marco ha cercato di ben ricostruire da devoto ammiratore qual è del bello e del benfatto.

Una delle sue particolarità è scegliere il ragazzo della strada in maniera neorealista, come i De Sica o i Pasolini sceglievano i protagonisti dei loro film o dei loro romanzi nell’Italia del boom, così Zucco fa interpretare Dei e Divinità da modelli non professionisti ma con lo stesso fascino mediterraneo di statue greche e la carica erotica dei protagonisti omerici. Il tutto in maniera elegante, mai volgare, con quell’aura di sogno irreale dove ognuno di noi ha diritto di perdersi almeno una volta nella vita.»

Armando Terribili

Maurizio Andreuccetti

«C’è qualcosa di magico e amabile, di familiare ed estremamente gradevole a vedersi nell’impegno di Marco. Magico ma al contempo stesso comprensibile, perché per paradosso non è in un mondo fatato che ambienta le sue magnifiche ossessioni, ma quello della nostalgia, del classico, dell’intramontabile bucolico, dei sensi e del sesso, dell’armonia terrena scandita nelle epoche e nei passaggi. Ed è limpido e semplice il richiamo nel suo mondo, dove la percezione del bello ti rende felice. Marco ti propone le sue fantasie, rassicuranti e morbose, invincibili e piene di compassione, audaci e delicate. La sua sensibilità di ritrattista coglie l’attimo, lo rende intramontabile e pieno di passioni nervose e inebrianti, dove l’anima diventa palpabile, il suono percepibile, come lo è il vento, l’odore dei boschi, l’umido del mattino, il salato e il dolce. Se sei un visitatore attento, scoprirai molto di te stesso specchiandoti in lui, ricordi e reminiscenze ti conquisteranno, e troverai delle piccole grandi risposte all’improvviso. Perché Marco ti racconta. Baciato dall’eco di audaci maestri che di lui sarebbero fieri. Lo fa attraverso ricerche attente, mai contrite, la cui costruzione è “naturalmente teatrale”. Sogno Marco che sogna i suoi sogni, e che non smetta mai. Il suo buon gusto, la sua salvezza. Mi domando di cosa il mondo abbia più bisogno, oggi, più che mai.»

Maurizio Andreuccetti, fashion designer


Matteo Mazzi

«I miei più sentiti complimenti per la capacità che hai di trasmettere emozioni attraverso la tua fotografia, con immagini eleganti, delicate e assolutamente reali...ciascuna di esse parla, descrive pensieri e stati d'animo nei quali ognuno di noi può riconoscersi. Un omaggio fotografico ai sentimenti e al corpo umano, che, con le sue molteplici espressioni e la sua bellezza, li rende vivi e li enfatizza...
bravo Marco continua così!»
Matteo Mazzi, booker


Laura Milano

«Non può non colpire, nella fotografia di Marco Zucco, il rapporto complice e dinamico che si instaura con i soggetti di creatività: nudi maschili che traggono luce dalle fasce solari che irrompono dalle vetrate degli interni, o adagiati con sensualità sulle distese erbose alla ricerca di una comunione simbiotica con i colori del sottobosco; esili figure di donne, nella fase enigmatica di trapasso dall'adolescenza alla maturità, che orientano sguardi intriganti verso l'obiettivo, quando non arrivano addirittura a permearlo di scura profondità.

Ecco, che rivendichino un'intimità piena di significato, con le dolci atmosfere degli interni, o che propongano se stessi alle inebrianti suggestioni della natura, i soggetti di Marco Zucco non interrompono mai il dialogo con l'artefice d'arte che plasma ogni particolare, ogni dettaglio corporeo, ogni sguardo ammiccante, senza togliere peso e significato al linguaggio. Un linguaggio comprensibile a tutti, il linguaggio dell'arte.

Quello che colpisce in maniera particolare, in questo dialogo che trascende ogni barriera insita nella tecnica fotografica, è il meccanismo dell'interpellazione, il chiedere e ricevere, attraverso sguardi enigmatici, conferma e suggerimenti dalla persona dietro l'obiettivo.

Gli sguardi che interpellano l'occhio dell'obiettivo, le mani e i volti che vi si protendono, ricevono sempre una risposta. L'arte di Marco Zucco non si limita a registrare quel che vede, ma trasfonde gli stimoli vitali al punto da annullare ogni confine, ogni barriera, creando una tensione tecnica, prima ancora che ideale, la tensione di un grande fotografo.»

Laura Milano, giornalista


Simonetta Cini

«Fotografare significa soprattutto riprodurre la realtà in immagini, progettando e realizzando nuovi punti di vista. Dalla volontà di superare proprio quei vincoli determinati dal mezzo, cioè dalla macchina fotografica, in apparenza così neutrale, nasce, all'inizio, l'approccio progettuale, che diviene, subito dopo, ricerca. Ricerca tecnica formale, linguistica, ma anche ricerca personale sul proprio modo di vedere e, quindi, di esprimere la realtà. Si traduce, infine, in scelta della macchina, dell'obiettivo, della pellicola, dell'inquadratura, della luce... insomma di tutti quegli elementi, a volte impalpabili, che esprimono lo stile di un fotografo.; un bravo fotografo è colui che è capace, perciò, di “vedere e far vedere”.

Marco Zucco dimostra di essere in possesso di un elegante linguaggio, a volte plastico, a volte legato ad un pittoricismo, nel quale anche la luce diviene materia sensuale.

Nell'equilibrio delle forme nello spazio, nell'armonia di vuoti e di pieni, si evidenzia una ricerca costante e continua di un certo rigore grafico. In alcuni casi le immagini evocano altre forme, e le figure acquisiscono una loro sensualità, non scevra di malizia ed ironia, in un elegante gioco intellettuale, più complesso e sottile.

Marco Zucco sa quanto sia difficile impadronirsi di una figura e perciò il suo modo di fotografare è quasi un colloquio metafisico con i soggetti preferiti, che, presi in un'inquadratura pittorica, appaiono velati di misteriose lontananze.»

Simonetta Cini, critica d'arte


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